Andrea si girò su un fianco.
Roberta lo imitò, allungò una mano e lo accarezzò delicatamente.
Nella stanza c’era un silenzio pesante, sordo. Si percepiva quella tensione che Roberta voleva ignorare.
Andrea la guardò con la coda dell’occhio. Poi tornò a fissare il lume sul mobile, tutti quegli oggetti di una bruttezza assurda, disseminati alla rinfusa.
Roberta rimase in slenzio per un po’. Cercava di trovare le parole adatte. Avrebbe tanto voluto che lui reagisse, che capisse le ragioni che l’avevano spinta a prendere quella decisione tanto sofferta. Cercava le parole più adatte senza però riuscire a trovarle e allora continuava ad accarezzarlo come se nulla fosse, come se tutto andasse bene, come faceva ogni sera. Ma a giudicare dall’atteggiamento di Andrea, le cose non sembravano andare come lei avrebbe voluto.
Lui continuava a fissare il vuoto quando lei non riuscì più a sopportare quel silenzio assordante.
-E dai, lo so che non te l’aspettavi, ma dovevo farlo! Non potevi continuare ad andartene in giro a farti chiunque ti capitasse a tiro!
Andrea le lanciò un’altra occhiata con la coda dell’occhio. Lei era li che lo fissava, che si aspettava una reazione qualsiasi che lui non intendeva offrirle. Lui si era sempre fidato di lei.
Sempre!
E lei lo aveva ingannato.
-Mi dispiace ma stavi soffrendo e non lo sapevi nemmeno!-, disse Roberta.
-Stavi soffrendo. E io non posso vederti soffrire, lo sai!-
Andrea non la guardò più. Si era stancato del suono della sua voce. Adesso voleva soltanto dormire e dormire e dormire ancora e magari, quando si sarebbe svegliato lei non ci sarebbe stata più. Se ne sarebbe andata e non l’avrebbe più vista. O meglio, magari si sarebbe svegliato rendendosi conto che si era trattato solo di un brutto sogno!
Roberta smise di toccarlo. Si distese e guardò il lampadario spento. Il lume acceso proiettava strane ombre sul soffitto.
Le fissò per un tempo che parve un’eternità.
Dentro di lei sentiva montare un sentimento che doveva trovare sfogo. Perché lui non doveva capirla? Perché non riusciva a capire tutto l’amore che lei voleva dargli?
Improvvisamente si sedette in mezzo al letto. Si mise a fissare Andrea che se ne stava disteso, immobile. La testa abbandonata sul cuscino. Quell’aria triste, vittima.
Roberta non sopportava di vederlo così!
-Oh, amore mio-, disse lei chinandosi su di lui, -ti prego, credimi, l’ho davvero fatto per te! Non è poi una cosa tanto brutta. Da ora in poi non avrai più quel chiodo fisso! Non te ne starai sempre tutto agitato a pensare alla stessa cosa. Starai più calmo e noi potremo vivere più sereni. Insieme. Non lo capisci?-
Andrea desiderò solo di non sentire più quella voce stridula, odiosa, traditrice. Quella stessa voce che quel giorno l’aveva convinto ad uscire di casa!
Lui, che amava tanto starsene a casa!
Roberta smise di parlare.
Almeno un desiderio di Andrea era stato esaudito. Poi lei riprese ad accarezzare dolcemente il suo pelo bianco, lucido, morbido e soffice.
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