mercoledì 4 gennaio 2012

Detenuti


Il nuovo ospite fu condotto nella cella sul tardo pomeriggio.
Le sbarre si aprirono e lui entrò andandosi a sistemare in un angolo.
La cella non era vuota.
Era già occupata e nell’angolo opposto, il nuovo detenuto vide il suo compagno di prigonìa.
Le sbarre si richiusero e i due rimasero soli.

Il posto era piuttosto piccolo e non troppo pulito. C’era sporcizia e un odore forte, che tutto sommato non era poi così terribile, pensò il nuovo inquilino.

Nessuno dei due disse niente.
Entrambi rimasero immobili nei propri angoli.
A fissarsi.
A studiarsi reciprocamente, cercando, forse, le parole più giuste da dire per rompere il ghiaccio.
I tentativi non andarono a buon fine per un bel po’, fino a quando il nuovo detenuto ruppe quel silenzio quasi imbarazzante.

-Ehi, come va?

L’altro alzò lo sguardo senza rispodere subito.
-Alla grande, amico mio! Alla grande-, disse con una bella dose di sarcasmo.
-Non vedi? Guardati attorno...di che ci si può lamentare? Abbiamo tutto a nostra disposizione!

Quello nuovo percepì l’irritazione nelle parole del suo nuovo compagno.
-Si sta davvero così male?

A quel punto i toni si pacarono.
Il detenuto più vecchio guardò il nuovo arrivato e lo fece con occhi diversi. Dopo tutto avrebbe avuto un po’ di compagnia. Sapeva che con il tempo e con la solitudine si era un po’ indurito. Il nuovo compagno di cella aveva la stessa ingenuità che aveva avuto lui molto tempo prima, quando era arrivato li.
Anche lui, allora, aveva visto quel luogo con gli stessi occhi del  nuovo detenuto.

-Dunque, so che ti può sembrare tutto meno brutto di quello che è. E forse hai anche ragione. Però con il tempo imparerari anche tu a odiare questa prigione nello stesso, identico modo in cui la odio io!

Il nuovo arrivato lo fissò senza dire una parola.
-Magari io mi sono ridotto così-, continuò, -perché sono stato solo per tutto questo tempo...
Quello nuovo cercò di sorridere.
-Bene, magari adesso le cose cambieranno. Cosa si fa solitamente qui?-, domandò con un pizzico di entusiasmo che al vecchio detenuto risultò irritante. Però si sforzò di non dir nulla. Stette in silenzio qualche secondo, rannicchiato nel suo angolo.

-Mah, niente di particolare. La cosa che ti manca di più è lo spazio. Quello si. Ci vorrebbe un posto più grande. Alla noia ti abituerai, col tempo. A proposito, tu cosa hai fatto per essere qui?

-Niente-, rispose senza esitare.
-Per ritrovarci qui qualcosa abbiamo fatto-, sentenziò il vecchio.
-Cosa?
-Lasciamo perdere, è meglio-, disse abbassando lo sguardo.

-E loro? Come sono loro?

Il vecchio detenuto fece una smorfia.
-Ti portano da mangiare e se ne stanno lì a guardarti per tutto il tempo. Irritante, a dir poco.  La cosa che detesto di più, poi, è quando cominciano con le loro richieste.
-Quali richieste?-, domandò l’altro con curiosità.
-Vogliono farti cantare, bello mio! Te lo chiedono in continuazione. Ma io questa soddisfazione non intendo dargliela. Mai!-, disse con un pizzico di orgoglio.
-E loro si incazzano, sai! A me questa cosa piace da matti. La considero una mia piccola vendetta.
-Allora non canterò neanch’io!-, esclamò quello nuovo gonfiandosi il petto.
-Però, se c’è una cosa che non sopporto più davvero-, disse il vecchio detenuto, -è questo cazzo di miglio con cui riempiono le vaschette! Lo odio, non lo sopporto più!-, urlò fissando le vaschette e allargando le lunghe ali gialle.

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