giovedì 28 giugno 2012
Nuovo sito
Da oggi questo blog si sposta all'indirizzo http://www.giuseppecangemi.it/
lunedì 28 maggio 2012
Una chiesa senza spirito
Uno degli argomenti che mi accalorano di più è la religione.
Più che altro il fenomeno sociale e quell'aspetto che dovrebbe saltare agli occhi in prima battuta e che in realtà continua a restare celato dietro un cieco modo di vivere la propria dimensione spirituale.
Non mi sono mai permesso e non mi permetto di criticare, condannare o prendere di mira la fede di nessuno. Non mi piace e mi infastidisce non poco l'elevarsi a spirito supremo, detentore di verità assoluta e condannare chi la pensa diversamente.
Quello che più sovente, invece, mi viene spontaneo fare è analizzare degli aspetti piuttosto concreti e non soggettivi come può invece essere la fede, il credo o la spiritualità di ognuno d noi.
Per anni ho vissuto, osservato i fatti che in un modo o nell'altro mi circondano e che fanno parte della mia vita. Quindi sono arrivato a delle conclusioni che, per carità, sono una visione personale, intima di tali argomenti. Delle convinzioni che fanno parte del mio essere.
La chiesa cattolica, per come la vedo io, non è in alcun modo espressione di spiritualità. Non nel modo in cui dovrebbe esserlo. La chiesa cattolica è, di fatto, niente altro che un'istituzione, una potenza economica e politica che accresce il proprio potere attraverso una capillare azione di indottrinamento forzato.
Quello che succede è che fin da piccoli ci viene insegnata una ed una sola verità. Non si danno alternative e non si da il giusto peso all'aspetto spirituale della cosa. Ecco quindi che spesso si finisce per recitare semplicemente delle preghiere a memoria, per compiere azioni meccaniche dettate da un dogma che non ha nulla di spontaneo.
Forse la colpa non è neanche dei fedeli, perché dopo tutto, un individuo a cui viene inculcato un solo concetto non può che finire per attaccarglisi morbosamente sviluppando una naturale incapacità di distacco da esso.
Come dire, è l'unica realtà che conosco ed è impensabile valutarne una diversa.
Mi sono spesso ritrovato a pormi domande, a cercare di osservare e vedere certe questioni da diversi punti di vista. Quando dico che la chiesa cattolica ha ben poco di spirituale, lo dico perché davvero penso che la politica e il modus operandi di tale istituzione miri più ad un controllo di massa che ad uno sviluppo intellettuale e spirituale dei i propri fedeli. Controllo di massa mirato ad un arricchimento economico e politico, ovviamente. Mi chiedo il perché lo stato Vaticano, uno dei più ricchi al mondo, abbia la necessità di chiedere sovvenzioni ai cittadini. Mi domando perché non attui vere politiche di aiuti ai più sfortunati, limitandosi ad invitare gli altri a farlo. Mi chiedo perché la chiesa non debba pagare certe tasse come l'ICI e i comuni cittadini che non arrivano a fine mese debbano invece farlo. Mi chiedo il perché ci sia la necessità di ostentare una certa opulenza per una chiesa che dice di professare una dottrina basata su un Gesù notoriamente povero e umile.
Io penso che si dia più importanza ad aspetti secondari e tutto sommato poco importanti a discapito di quegli aspetti profondi ed essenziali che dovrebbero alla fine comporre il concetto di fede.
Ad esempio, per la chiesa cattolica è estremamente importante combattere un concetto come l'eutanasia.
Io sono favorevolissimo all'eutanasia. Non credo che nessuno possa arrogarsi il diritto di scegliere al posto mio la mia sorte, qualunque sia il prezzo che sono disposto a pagare. Quello è un aspetto che è deve restare esclusiva scelta interiore di ognuno di noi. Quando la chiesa cattolica parla di atti contro natura, che la vita possa essere tolta solo da Dio e mai dall'uomo, vorrei chiedere se dopo tutto il vero atto contro natura non sia proprio quell'accanimento terapeutico che allunga la sofferenza e senza il quale la natura potrebbe compiere il suo corso in tempi più rapidi e "naturali".
La chiesa cattolica si aggrappa a dei concetti superficiali tralasciando quelli fondamentali. Il nuovo testamento è un insieme di scritti che sono statti "scelti" tra tanti, forse perché considerati più convincenti nel descrivere un Gesù "sovrumano", capace di entrare perfettamente in una dimensione di divinità in grado di essere più accattivante per le masse.
Sarebbe opportuno, però, che molti cattolici leggessero anche i vangeli apocrifi o gnostici. Sarebbe d'aiuto a comprendere come quel Gesù fosse anche molto più umano di quanto l'istituzione chiesa non voglia fare apparire. Io credo che potrebbe anche essere un grande conforto per molti. E poi, se le proprie convinzioni sono salde, non possono certo essere rase al suolo dalla lettura di un libro, no?
Di fatto, la cosa più importante è il messaggio di Cristo, non le situazioni comuni che ha vissuto. Ad esempio, a me non importa se Gesù fosse sposato con Maria Maddalena oppure no. Il risultato non cambia, il messaggio di amore, di perdono, di carità resta immutato. Oppure ciò che professava acquisirebbe un peso minore se fosse stato sposato?
Non penso. Almeno per me non cambierebbe una virgola.
Ci si basa più su degli scritti ben selezionati da una entità che aveva e ha degli interessi ben precisi che su fatti storici, e questo non può che rappresentare un problema. A tal proposito, chi volesse approfondire tali argomenti, consiglio il bellissimo libro di Corrado Augias e Mauro Pesce, "Inchiesta su Gesù", un saggio ben scritto e che può rispondere a molte domande e porne altre e magari guardare le cose da un altro punto di vista.
Ma tutto ciò, ovviamente, la chiesa cattolica non può accettarlo perché si correrebbe il pericolo che la gente possa cominciare a guardare una realtà che gli è stata inculcata da sempre in modo diverso. Forse con un pizzico di dubbio, di indipendenza intellettuale che potrebbe rappresentare un ostacolo di una certa portata. Il rischio, per l'istituzione, è troppo alto.
C'è chi sostiene che la fede debba essere accettata così com'è. Non sono d'accordo. Io credo che se Dio ci ha dotato di intelletto, il vero peccato, il vero insulto è quello di non sfruttarlo.
Qualche anno fa, dopo l'uscita del best seller di Dan Brown, "Il codice Da Vinci", mi capitò di parlare con una persona, una fervente cattolica che senza essersi scomodata a leggere il libro, gli affibbiò l'etichetta di "eretico". Alla fine si trattava solo di un romanzo!
Questo la dice lunga sull'impostazione di un meccanismo che ci rende ciechi e controllabili. Se una cosa non è come ti è stato insegnato, deve essere bandita. Qualche secolo fa, un atteggiamento del genere, ha prodotto tantissime vittime innocenti durante la "Santa inquisizione". Oggi, ovviamente, non si può mettere più al rogo nessuno. Non fisicamente, almeno.
E quindi si continua a perpetrare una prassi ormai consolidata, nonostante quella che loro definiscono crisi spirituale. Si cerca in tutti i modi di far apparire come sbagliato un allontanamento dalla chiesa, come se fosse più saggio e più salutare, per la propria anima, restare attaccati ad una chiesa che copre misfatti di inaudita violenza e scelleratezza come la pedofilia.
Un tempo era più facile nascondersi dietro l'ignoranza della gente, dietro l'analfabetismo di massa, dietro la terribile possibilità di bruciare all'inferno. Oggi, grazie alla rete, ai mezzi di comunicazione e ad un sistema decisamente e una società diversi, tali crimini e tali misfatti non possono essere più celati. Ed ecco allora la mitica crisi spirituale...
Qualcuno potrebbe contestare tali affermazioni sostenendo che la chiesa cattolica e il suo capo "spirituale" abbiano messo in moto una macchina che metta fine a tutto questo.
Domanda: questi crimini sono noti alla chiesa da tantissimo tempo, perché allora fare qualcosa solo adesso, dopo che questi orrendi crimini sono arrivati alle cronache di tutto il mondo? Risposta plausibile: tentare di salvare la faccia.
Ad ogni modo, per la maggior parte dei casi, ci si limita solo ad allontanare il prete. Nient'altro.
Non mi sembra che sia un'azione molto radicale contro qualcosa che meriterebbe ben altre azioni! Ma dopo tutto, come sostiene la stessa chiesa cattolica, la denuncia non è un obbligo.
Quello che penso è che la propria spiritualità sia qualcosa di diverso dalla pratica meccanica dell'andare in chiesa ogni domenica o di raccontare i propri presunti peccati ad un altro peccatore. La spiritualità è un cammino intimo e personale, ma non per questo deve necessariamente restare confinato nel proprio io.
Dovremmo tutti conoscere più religioni, guardare con occhi differenti quelli che consideriamo diversi ma che in verità sono molto più simili a noi di quanto non pensiamo. Dopo tutto, tutte le religioni professano le stesse cose. L'unica differenza sta nei nomi che attribuiamo loro. E non credo sia un giusto atteggiamento erigere barriere e lotte solo perché chiamiamo una cosa con due nomi diversi.
Il Dio del Cristianesimo è lo stesso dell'Islam. Le cose che professava Cristo sono molto vicine agli insegnamenti del Buddha.
Forse dovremmo essere capaci semplicemente di guardare oltre ed evolverci lasciandoci alle spalle delle religioni che hanno poco a che fare con Dio, qualsiasi nome gli venga attribuito.
Concludo dicendo che non è mia intenzione fare di tutta l'erba un fascio. Ci sono religiosi che offrono la propria vita agli altri per fare del bene e ci sono anche molti laici che fanno la stessa cosa. Non si fa del bene e non si entra nelle grazie di Dio solo diventando quelle pecorelle (la metafora è perfetta) in cui delle istituzioni economico-politico-religiose cercano di trasformarci ogni giorno.
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chiesa,
religione,
Riflessioni
venerdì 4 maggio 2012
Far (Amon Din)
Awake before the sun
See you
Memories
Summer nights
Elros
A day of another life
Whispers from the moon
Before the words
Once I saw
Sit and...
So deep...
The ancient song
Cypress hill
All turns glass
The silent wood
A storm coming
When the sun sleeps
End
Colonna sonora "Zummi"
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giovedì 3 maggio 2012
Colonna sonora "Rosario Bruno. I Segni del Destino"
lunedì 30 aprile 2012
Un grillo pazzo
Di rado, in questo blog, parlo di politica, ma ci sono alcuni casi in cui la cosa viene spontanea.
E' il caso dell'ultima uscita di Grillo, che a Palermo, durante un comizio per sostenere il candidato Nuti, è arrivato a sparare una delle più grandi cazzate di sempre.
Sono stato un simpatizzante di Grillo, da molto tempo. Concordo con la sua visione di politica pulita, concordo con la sua battaglia contro una casta ormai pienamente indegna di rappresentare il popolo italiano. Concordo su tante cose, ma quando il signor Grillo afferma che la mafia non ha mai strangolato nessuno, al contrario di Monti, be' allora Grillo non ha capito un po' di cosette.
E' indubbiamente veritiero che questo governo, per cui non nutro alcuna simpatia né fiducia, stia strangolando il paese con una manovra che certamente di equo ha ben poco.
E' indubbio che Monti, e il suo operato, non sta mantenendo fede a quanto detto in passato (e ci avevo creduto ben poco). E' indubbio che oggi ci troviamo in una situazione assurda, che ci sta portando verso un baratro, nonostante le promesse e il tentativo di distorcere la realtà di fatti che ci vengono raccontati filtrati e costruiti a dovere.
E' tutto fuor di dubbio, ma mio caro Grillo, quando afferma che la mafia non ha mai strangolato le sue vittime "prendendosi solo il pizzo", allora vuol dire che non sai di cosa stai parlando!
Si, perché "prendersi il pizzo" vuole dire proprio strangolare le persone. Vuol dire strozzare l'economia, vuol dire impaurire imprenditori onesto che vogliono solo lavorare, vuol dire limitare la crescita del paese, senza contare che l'atto in sé è una delle cose più schifose che si possa compiere.
Lo vada a raccontare a chi si vede minacciare, a chi viene gambizzato o anche ucciso perché non vuole o non può pagare dei criminali, lo vada a raccontare che vede minacciata la propria famiglia se non paga quanto chiesto da questi individui!
Siamo d'accordo che la politica attuale si avvicina molto, in termini di danno al popolo, a certi ambienti malavitosi, ma arrivare a sostenere certe cazzate proprio no.
Quindi la prossima volta che vuole trovare un termine di paragone per rafforzare il suo pensiero, signor Grillo, cerchi meglio, analizzi e ponderi le sue parole, perché comunque credo sia una persona intelligente...
sabato 28 aprile 2012
Sta arrivando...."Zummi"
Definirla l'ultima fatica di Floriano Franzetti? Direi di si, ma senza dimenticare tutte le altre persone coinvolte nella realizzazione di ZUMMI di cui allego i credits e sinossi. A breve, finalmente, dovrebbe essere tutto pronto...e io sono davvero, davvero curioso!
Un'epidemia sconosciuta colpisce Palermo trasformando i suoi abitanti in Zombie, o Zummi come vengono chiamati in dialetto siciliano. Una famiglia operaia rimane intrappolata in un ospedale. Il capofamiglia, un manovale, prenderà la situazione in mano. Quando l'incombente minaccia mette in pericolo la propria esistenza la rivolta diventa necessaria, anche se alla fine si dimostrerà utile solo a chi da sempre ha sfruttato la città e le sue debolezze. Gli zummi, zombie con una coscienza etica, verranno sterminati per riportare la città alla condizione di normalità, in cui il disinteresse verso la cosa pubblica unita al malaffare criminale ne hanno sempre determinato il destino
CREDITS
Regia: Floriano Franzetti
Produttore esecutivo: Marco Mazzola
Montaggio: Antonio Burgio
Soggetto e sceneggiatura: Giacomo Cacciatore e Floriano Franzetti
Musiche del cortometraggio: Giuseppe Cangemi
Trucco : Marco Mazzola
Ass. al trucco: Rosy Varrica.
Ufficio stampa: Raffaella Catalano
CAST
Filippo Luna - Vito Machì
Aurora Padalino - Rosy
Piero Macaluso - Medico
Giacomo Cacciatore - Operaio #1
Marco Mazzola - Operaio #2
Salvo Piparo - U Cuntastorie
Antonio Lo Bue - Mimmo
Luigi Varriale - Ragazzo #1
Giuseppe Rampollo - Ragazzo #2
Pippo Mazzola - Intervistato
Produttore esecutivo: Marco Mazzola
Montaggio: Antonio Burgio
Soggetto e sceneggiatura: Giacomo Cacciatore e Floriano Franzetti
Musiche del cortometraggio: Giuseppe Cangemi
Trucco : Marco Mazzola
Ass. al trucco: Rosy Varrica.
Ufficio stampa: Raffaella Catalano
CAST
Filippo Luna - Vito Machì
Aurora Padalino - Rosy
Piero Macaluso - Medico
Giacomo Cacciatore - Operaio #1
Marco Mazzola - Operaio #2
Salvo Piparo - U Cuntastorie
Antonio Lo Bue - Mimmo
Luigi Varriale - Ragazzo #1
Giuseppe Rampollo - Ragazzo #2
Pippo Mazzola - Intervistato
mercoledì 4 aprile 2012
La grande illusione
Non credo sia necessario l'invito ad osservare. Dopo tutto, chiunque, di questi tempi non può fare a meno di farlo. E' sotto il naso di tutti, è inevitabile. Ogni volta che si guarda un telegiornale o si legge una qualsiasi testata giornalistica, è tutto palese.
Eppure penso che siamo così abituati ad accettare tutto, che finiamo per accettare anche la continua, presa in giro che è diventata la nostra vita da cittadini.
In questi giorni ce ne andiamo in giro, per strada, continuamente osservati da tutte queste facce appiccicate ai muri, tutta questa gente che muore dalla voglia di aiutare la collettività.
Tutti questi volti che cercano di convincerti di essere la scelta più giusta per il tuo (loro) futuro.
A questo punto, per quanto mi riguarda, nasce qualcosa che non voglio definire sospetto, perché si tratta della semplice, cruda e amara realtà dei fatti. Fatti dimostrati da decenni di un meccanismo ormai rodato, metabolizzato dalla società.
Una grande illusione!
La verità è che tutta la classe politica, e mi riferisco anche a chi si sta affacciando solo adesso in questo mondo, mi riferisco a quei "volti nuovi" che di fatto sono solo "new entry" in un sistema sempre uguale, fatto dalle stesse persone che tirano i fili e comunque da quella stessa macchina, quel sistema che ha costruito la più grande illusione che un cittadino si possa ritrovare tra le mani: l'illusione della scelta.
Si, è di questo che parliamo. Quando andiamo a votare, non stiamo facendo altro che scegliere.
Si, ma cosa stiamo davvero scegliendo?
Stiamo scegliendo solo chi sarà il prossimo a fotterci. Stiamo solo scegliendo chi fare arricchire regalandogli stipendi (poco o per nulla meritati), corposi gettoni di presenza (che di solito sono di assenza), benefit, agevolazioni e una posizione di rilievo.
E mi dispiace per quei pochi, rari casi (se davvero esistono) che ci credono davvero.
Il tutto mentre il cittadino non ci guadagna niente. E intendo in termini di miglioramenti rivolti alla collettività.
Di fatto la storia è sempre la stessa: campagne elettorali in cui si promette di fare miracoli o anche solo del proprio meglio, elezioni, qualche broglio qua e là. Poi, una volta ottenuta la carica, inizia la fase successiva: lamentarsi del dissesto e della disastrosa situazione lasciata dai predecessori.
E' una storia che si ripete da tanto di quel tempo da avere assunto i connotati della normalità.
Ma la verità è che non siamo liberi.
Ci addestrano a pensarlo.
Non siamo liberi quando uno stato permette che una pensionata di 78 anni, in preda alla disperazione del non riuscire a vivere con la misera pensione che le istituzioni non gli garantiscono neanche, preferisce uccidersi.
Non siamo liberi quando uno stato, che dovrebbe garantire la famiglia, non mette in condizione i cittadini nè di costruirla una famiglia, né di mantenerla.
Non siamo liberi quando uno stato che dovrebbe aiutare l'imprenditoria giovanile, "affossa" con mezzi sempre nuovi le piccole e medie imprese con la scusa del "è necessario per andare avanti". Avanti, chissà dove...
Non siamo liberi quando uno stato mette davanti gli interessi delle banche ai diritti dei cittadini.
Non siamo liberi quando uno stato permette che quei pochi diritti dei lavoratori vengano definitivamente calpestati.
Parliamo di uno stato che pretende tante tasse da aziende delle quali è anche debitore...moroso!
Parliamo di uno stato che continua a guadagnare sul prezzo del carburante con delle vergognose accise senza senso, mettendo in ginocchio l'economia (vedi rincari dei trasporti e quindi dei generi alimentari etc..., tanto per fare un esempio veloce veloce).
In tutti i giorni dell'anno, nei bar di Palermo, è facile vedere eserciti di persone radunarsi attorno ai politicanti, elemosinando un lavoro o dei favori. La cosa più triste è che questi politicanti li si tratta come dèi in terra, con rispetto, con riguardo, quasi con un timore reverenziale. Il fatto che sfugge, però, è che di fatto questi
politicanti non sono altro che nostri dipendenti! O almeno dovrebbero esserlo. E invece non sono altro che persone che noi stessi, attraverso le "libere" elezioni abbiamo messo su questo piedistallo. Persone che dovrebbero risollevare la città, il paese, lavorare per la collettività, per il bene comune e che invece lavorano solo per "ingrassarsi" a discapito di tutti i poveracci che li hanno portati fin lassù e che poi guardano dall'alto in basso (tranne che in periodo di elezioni).
Personalmente provo un profondo senso di disgusto nel vedere questo tipo di persone che se ne sta li, a discutere in tutti questi fottutissimi salotti televisivi. Sono stanco e amareggiato di sentirli starnazzare su come risolvere i problemi del paese. Problemi che loro stessi hanno creato!
Bisogna stancarsi di vedere giovani disperati, anziani costretti a rubare un pacco di pasta o uccidersi, famiglie che non arrivano a metà mese, tutto mentre questa gente guadagna una barca di soldi per poi pagare un pranzo pochi spiccioli o non pagare cinema, come fanno i comuni mortali, o avere indennizzi assurdi per internet e telefoni o trasporti e tanto altro.
Questo non è uno stato che può essere rispettato.
Non voglio dire che bisogna disprezzare lo Stato come istituzione, ma solo che bisogna ritrovare la propria dignità di cittadini e di persone, cosa che al momento ci è stata strappata da una casta che sperpera il denaro del paese, che non vive il disagio delle vere famiglie, che non sa cosa voglia dire vivere come si vive oggi e quindi inadatto a governare! Si, perché non puoi amministrare un paese di persone che non comprendi, che non conosci.
Bisognerebbe liberarsi di questa gente "in giacca e cravatta" che si nasconde dietro un fiume di parole e nessuna vera azione.
La mia critica non è né di destra, né di centro e né di sinistra.
In questo paese, queste parole, oggi sono solo parole.
Non esiste più una vera sinistra, che in questo senso credo abbia anche una responsabilità maggiore, visto i vecchi propositi e ideali e gli attuali modi di fare.
La mia vuole solo essere una critica a tutto un sistema da buttare via e ricostruire.
Ma forse è solo un utopia...
martedì 21 febbraio 2012
Dal primo all'ultimo respiro
Siamo tutti qui, in questo mondo per un motivo.
Anche il più piccolo, il più sconosciuto, l'ultimo degli ultimi, tutti abbiamo un compito fondamentale: vivere.
Assaporare ogni attimo, cogliere ogni infinitesimale sfumatura di quello che abbiamo, di ciò che vediamo, di tutto quello che sentiamo e proviamo. Amare ogni istante della vita, anche quelli brutti, perché in fondo sono parte di ognuno.
Non bisogna dimenticare, non bisogna cancellare niente e nessuno.
Mai!
Dal primo momento, dal primo respiro in questo mondo, tutto è esperienza e ogni esperienza ha la massima importanza.
L'esperienza fa di noi quello che siamo!
Non importa quanto tempo resteremo qui. L'importante è vivere con la massima intensità. Godere di ogni piccolo istante, anche quelli che spesso ci sembrano insignificanti.
Gioire della risata di un bambino o di quel meraviglioso stupore di fronte qualcosa di nuovo, quelle cose che lentamente perdiamo la capacità di apprezzare.
Le stupende banalità della vita.
Gioire nel sentire il calore del sole, gioire del sapore di un cibo, del colore del cielo o del profumo di un fiore. Non perdere tempo a litigare, a tenere il muso, non lasciarsi mai travolgere dalle stupidaggini.
Non andare a letto incazzati con la persona che vi sta accanto ogni giorno.
Credere sempre in qualcosa.
Cambiare idea.
Cambiare se stessi.
Imparare.
Essere curiosi!
Lasciarsi trascinare da quella meravigliosa curiosità, dalla voglia di capire, di scoprire, di imparare.
Sempre!
Ascoltare chi è diverso.
Comprendere che la diversità è un dono incredibile da curare e ricercare sempre.
Abbracciare i propri figli, i propri genitori.
Stringere la persona che si ama.
Amare!
Non credere di essere speciali. Nessuno lo è, neanche i capi di stato, i religiosi, i potenti. In questo siamo tutti uguali.
Non esistono razze, popoli migliori o peggiori di altri.
Esistono le persone.
Esistono certi valori che vanno ben oltre i dogmi religiosi o il comune e temporaneo costume del momento.
Non abbracciare mode passeggere.
Non lasciare che qualcuno ci dica cosa fare, come vivere, in cosa credere, chi amare e chi odiare.
Essere sempre disponibili, per quello che si può. Non è importante quanto si può dare, ma con quanto amore lo si faccia.
Fermarsi, ogni tanto.
Fermarsi ad ascoltare se stessi, il mondo, difficile quanto possa essere oggi.
Il mondo è sempre stato difficile. Le difficoltà sono positive perché affrontandole ci aiutano a migliorrci. Sia se si superino o meno.
Fermarsi ad ascoltare chi non viene mai ascoltato.
Fermarsi ad ascoltare le parole di un vecchio o quelle storipiate di un bambino che sta appena cominciando il suo cammino.
Fermarsi e scrollarsi di dosso la fatica del vivere, perché vivere è spesso faticoso, ma anche meraviglioso. Godersi il progresso, quello vero, quello che aiuta la gente di questo pianeta.
Fermarsi ad ascoltare la voce della propria anima, che troppo spesso ignoriamo, travolti dalla velocità di tutto quello che ci sta attorno.
Fermarsi ancora un momento e perdersi nel silenzio di un attimo, che sia sul divano di casa propria, in auto, sotto un ponte o da qualsiasi altra parte.
Comprendere che siamo tutti parte di qualcosa di grande: persone, animali, piante, terra, pietra, acqua, aria.
Cercare di capire le ragioni degli altri.
Parlare.
Confrontarsi,
Mettersi in gioco.
Rischiare.
Toccare la vita!
Non dare nulla per scontato.
Cancellare il pregiudizio, il razzismo. Cancellare il divario tra le persone.
Garantire diritti a tutti. Tutti, nessuno escluso!
Chiudere gli occhi e sognare.
Aprire gli occhi e continuare a sognare come fanno i bambini.
Reimparare a stupirsi delle cose più piccole.
Appassionarsi a qualcosa.
Perseguire i propri ideali.
Reinventare gli ideali.
Accettare tutto.
Abbracciare il mondo.
Eliminare l'egoismo, l'ipocrisia,
Comprendere il credo di ognuno.
Imparare il rispetto.
Rifiutare i dogmi religiosi.
Assaporare l'essenza della vita, fino alla fine.
Fino all'ultimo istante!
Dal pirmo all'ultimo respiro.
lunedì 20 febbraio 2012
Zummi!
La versione palermitana delle creature di Romero, che da zombie si tramutano in "zummi" è approdata nei giorni scorsi a Palermo.
"Zummi" è un cortometraggio diretto da Floriano Franzetti e scritto dallo stesso Franzetti e Giacomo Cacciatore.
In una Palermo soffocata da una.a serpeggiante indolenza e senso civico latitante, arrivano gli zummi. Grazie al contagio, gli zummi crescono di numero. Ma la cosa più "fastidiosa" per quei palermitani inoperosi e incivili, è rappresentata dal profondo senso civico dimostrato dai morti viventi che si adoperano per pulire la città a sopperire a tutte le mancarze dei vivi.
Nei giorni scorsi sono stato sul set del film, le cui riprese sono appena terminate. L'atmosfera era piacevole e divertente e la professionalità di tutte le persone coinvolte dimostra che la passione per il cinema è in grado di realizzare qualsiasi cosa.
Zummi, infatti, è una produzione indipente e la sua realizzazione si deve solo a persone come Franzetti, Cacciatore, Marco Mazzola alla produzione, agli interpreti come Filippo Luna, Aurora Padalino e tutti coloro che hanno abbracciato questo progetto.
A questo punto non rimane che attendere di vedere il risultato del lavoro finito...
Tanti complimenti a tutti!
"Zummi" è un cortometraggio diretto da Floriano Franzetti e scritto dallo stesso Franzetti e Giacomo Cacciatore.
In una Palermo soffocata da una.a serpeggiante indolenza e senso civico latitante, arrivano gli zummi. Grazie al contagio, gli zummi crescono di numero. Ma la cosa più "fastidiosa" per quei palermitani inoperosi e incivili, è rappresentata dal profondo senso civico dimostrato dai morti viventi che si adoperano per pulire la città a sopperire a tutte le mancarze dei vivi.
Nei giorni scorsi sono stato sul set del film, le cui riprese sono appena terminate. L'atmosfera era piacevole e divertente e la professionalità di tutte le persone coinvolte dimostra che la passione per il cinema è in grado di realizzare qualsiasi cosa.
Zummi, infatti, è una produzione indipente e la sua realizzazione si deve solo a persone come Franzetti, Cacciatore, Marco Mazzola alla produzione, agli interpreti come Filippo Luna, Aurora Padalino e tutti coloro che hanno abbracciato questo progetto.
A questo punto non rimane che attendere di vedere il risultato del lavoro finito...
Tanti complimenti a tutti!
mercoledì 1 febbraio 2012
Una brutta piega
Quello che sta succedendo ha del fastidioso, per usare un eufemismo!
Dopo che Twitter ha annunciato che adotterà una nuova politica di "filtraggio" dei messaggi pubblicati dagli utenti, adesso tocca a Google, applicare dei filtri geolocalizzati capaci di impedire il raggiungimento dei contenuti della piattaforma Blogger (la stessa che ospita questo blog ed EXT-INT).
Trovo la politica di queste compagnie (e chi scrive ha sempre avuto molta simpatia per la società di Mountain View) profondamente vigliacca e mi conferma che in questi giorni, il mondo per come lo conosciamo, sta cambiando.
C'è chi cerca in tutti i modi di mettere paletti dappertutto, di costruire barriere e controllarci continuamente (già lo siamo abbondantemente).
Quella che noi chiamiamo libertà viene ogni giorno minacciata su tanti fronti.
Il governo americano che tenta di istituire leggi che permetterebbero di censurare costantemente ogni sito scomodo, la vicenda di Julian Assange e Wikileaks, che per aver detto la verità rischia di passare forse il resto della sua vita in galera. E adesso anche colossi del web come Google e Twitter che si piegano al volere illiberale di certi poteri.
Insomma, mi domando dove stiamo andando e se non sia il caso di mobilitarsi tutti quanti, prima che il senso di disgusto non prenda seriamente il sopravvento e sia troppo tardi.
giovedì 26 gennaio 2012
Il pronto soccorso
Quando arriva, la ferita sul braccio ha smesso di sanguinare. La benda che ha avvolto attorno lo squarcio ha avuto l'effetto sperato. Sotto i lembi di garza indurita dal sangue rappreso, l'apertura nei tessuti si è ricoperta di una sorta di crosta scura.
La saletta è leggermente illuminata da un triste tubo al neon che fatica a sopravvivere. Nell'aria c'è odore di vomito e urina. Sul pavimento ci sono macchie indefinite, probabilmente create da liquidi organici lasciati lì da chissà quanto tempo. Nella saletta, negli angoli e sulle pareti ci sono chiazze scure e cumuli di sporcizia e almeno una dozzina di persone dai volti contorti nel dolore e nella rassegnazione.
Quando con lo sguardo cerca di orientarsi, gli sguardi distratti della gente lo inchiodano sulla porta. Tutti quegli occhi che lo fissano per un lungo istante prima che ognuno torni al suo piccolo dramma momentaneo.
Ad una parete c’è un cartello bianco con una scritta rossa che dice “Accettazione”. Alla macchinetta del caffé un altro cartello bianco con una scritta blu che dice: “Guasta”. Claudio si dirige verso l'accettazione. Attraversa il corridoio tra la gente seduta su sedili di plastica grigia che continuano a cigolare anche se nessuno si muove.
Una donna anziana, in vestaglia e pigiama, se ne sta immobile su un sedile accanto la macchinetta del caffè fuori uso. Il bianco dei puoi capelli è quasi perfetto. La donna riesce a non muovere un solo muscolo. Neanche l'accenno di un sussulto involontario.
La donna con la vestaglia sembra addormentata.
O svenuta.
O morta.
Tenendosi il braccio, Claudio, arriva alla saletta in fondo. Quando entra in accettazione tutti gli altri hanno già smesso di guardarlo.
Un fantasma come tutti gli altri.
Un'infermiera da dietro un vetro spesso e opaco gli chiede quale sia il problema e Claudio le mostra il braccio fasciato.
-Un taglio...-
Lei lo osserva un istante.
-Profondo?-
Claudio le risponde che si, il taglio è abbastanza profondo. Per questo è qui e per questo ha il braccio avvolto in due metri di garza impregnata del suo sangue.
La donna procede con la registrazione e poi lo invita a tornare in sala d'aspetto e attendere il suo turno.
Quando torna nella sala adiacente trova tre persone a turno per entrare in accettazione e l'impressione è che la gente sia almeno raddoppiata.
Una ragazza è seduta sotto una bacheca su cui sono appesi, con degli spilli colorati, diversi fogli. Ha il piede nudo e immobile, disteso su uno dei sedili logori. Non riesce a muoverlo, piange silenziosamente e in faccia ha un'espressione dolorante, impaurita. La madre le tiene la mano. Accanto a loro un uomo, seduto e curvo su se stesso, si muove a mala pena e rantola come se faticasse a respirare. La donna anziana intanto continua ad restarsene immobile, fuori dal mondo. Alcune chiazze di sangue le macchiano il pigiama. Claudio si guarda in giro e per un istante ha la sensazione di non essere nella sua città. Ha l'impressione di non essere nemmeno nella sua nazione.
La sensazione è quella di essere capitato in un pronto soccorso improvvisato di una zona ai limiti del mondo.
Un cartello informa i signori utenti che ognuno è classificato con un colore. Un codice di priorità.
Il bianco, il verde, il giallo e il rosso.
Non dovreste mai farvi dare il rosso.
In ogni caso, se vi dovessero dare il rosso, probabilmente non lo sapreste nemmeno, perché dovreste essere quanto meno privi di sensi e ad un passo dalla dipartita.
Fuori i tuoni preannunciano il temporale che sta arrivando. Le raffiche di vento si insinuano sotto la porta che qualcuno ha chiuso. Gli spifferi sembrano una chiacchierata spettrale. Un uomo anziano si tiene il braccio legato al collo con un fazzoletto. Ha la mano gonfia come un pallone e scura come una prugna. Il suo codice dovrebbe essere il giallo. Prima di lui sicuramente c'è la donna che sta urlando per il dolore.
E prima di lei il tizio messo ancora peggio, disteso su una lettiga con lo
Il personale addetto non esiste, se non quando attraversano la sala per uscire fuori a fumare. I loro volti sono inespressivi, per nulla distratti dallo spettacolo della sala d’aspetto.
In venti metri quadrati ci saranno una ventina di persone che tossiscono, sbadigliano, piangono, singhiozzano, rantolano, soffrono, aspettano e parlano sottovoce per passare il tempo che qui dentro sembra dilatarsi all'inverosimile.
Una signora chiede ad un'altra con un taglio sopra l’occhio destro da quanto tempo sia li. Quella fa un'espressione sconsolata e dice di aspettare da cinque ore. Codice verde.
Insieme ai tuoni si sente l'eco di un'ambulanza. In pochi secondi il mezzo arriva sulla piazzola davanti il pronto soccorso. Portano d'urgenza un tizio, un ragazzo in stato d’incoscienza. Lo scendono giù dall'ambulanza e lo portano direttamente dentro. Senza fermarsi.
Un codice rosso.
Un'urgenza più urgente della donna anziana che sanguina in silenzio.
Un overdose.
Nei successivi quindici minuti arrivano un incidente stradale, un ictus e due feriti da arma da fuoco. Una gamba rotta, un attacco di appendicite e un tizio che vomita in una busta.
Il codice di Claudio è verde.
La gente li dentro tossisce. Qualcuno si lamenta di essere li da troppe ore e nel frattempo nessuno è ancora stato chiamato. Claudio esce fuori. Le raffiche di vento sono gelide e fuori ci sono almeno il doppio delle persone che aspetta nella sala d'aspetto. Tre cani randagi se ne stanno accucciati in un angolo cercando di ripararsi dal freddo.
Un tizio appoggiato al muro guarda Claudio e dice che farebbe bene a mettersi il cuore in pace, che ha da aspettare.
-Cos'è che ha?-, gli chiede con una specie di ghigno.
-Un taglio-, dice Claudio mentre l'uomo si accende una sigaretta e sorride.
-C'avevo azzeccato. Mi sa che devi aspettare un bel pezzo...-
mercoledì 25 gennaio 2012
Innovazione
Mi è capitato ieri, mentre ero in fila in un ufficio postale, di ascoltare la conversazione tra due signori. Uno dei due era particolarmente trasportato dalle sue idee.
L'argomento era la tecnologia.
Premettendo che sono convinto che ognuno abbia il diritto di esprimere le proprie idee e, premettendo anche che non intendo certo giudicare nessuno, quello che faccio in questo posto è solo una riflessione personale.
Il locale era piuttosto affollato, quindi ascoltare la conversazione era più che altro inevitabile.
I due parlano di Internet, di questi "aggeggi", di questi smartphone e computer. Parlano di come sia qualcosa di pericoloso, di come molta gente sia "connessa", persa in questa "marea di confusione".
Uno dei due, quello più infervorato, ha stampato in faccia il sorriso di chi crede di saperla lunga, di vedere oltre, di essere custode di una verità che gli altri, poveretti, non hanno la capacità di comprendere.
Gli sento dire che quasi guarda con compassione tutti quelli che tengono in mano un iPad o coloro che oggi si perdono dietro questi cellulari che dovrebbero servire solo a telefonare e invece...
"Tutta questa gente connessa, tutti li sempre su internet..."
Poi se la prende con Wikipedia.
Fermo restando che apprezzo il fascino di un libro "vero", sfogliarne le pagine, sentire il profumo della carta, è anche vero che l'informazione che il web offre è comunque sempre più aggiornata.
Se uso una enciclopedia di dieci anni fa avrò informazioni di dieci anni fa.
Wikipedia, secondo il signore fa perdere qualcosa alla cultura.
Il web aliena la gente, è pericoloso, ti fa perdere chissà in quale mondo oscuro, elimina il contatto con la realtà.
E' vero che non tutta la tecnologia forse ha risvolti positivi, è vero che internet può essere veicolo di pericoli per i minori, ma lo è come qualsiasi altro strumento utilizzato male.
Quello che penso invece è che si tratta di un grande strumento.
Penso alla possibilità di esprimere liberamente le proprie idee (anche se qualcuno cerca ogni giorno di limitare questo aspetto), penso a quello che vuol dire condivisione di idee, di conoscenza. Penso all'immensa potenzialità che il web offre. Penso all'abbattimento delle frontiere geografiche, alla comunicazione a distanza e in tempo reale.
Qualcuno dice che strumenti come i social network alienano le persone, quando forse, se usati adeguatamente, sono strumenti che abbattono davvero le distanze permettendoci di stare in contatto con persone care che altrimenti sarebbe difficile sentire.
Forse, dopo tutto, non si tratta che di evoluzione.
A quel signore ieri avrei voluto tanto chiedere se la sera, dopo una giornata di lavoro, non piaccia sedersi davanti la televisione. Qualche decennio fa la televisione era una strana scatola dentro alla quale la gente parlava chissà da dove. Una "scatola magica".
Qualche decennio prima anche la corrente elettrica poteva essere guardata con sospetto . E le automobili? E gli aeroplani? Stesso ragionamento.
Rifiutare l'innovazione tecnologica, il progresso, forse è solo un segnale di paura e di ignoranza. I telefoni cellulari in più di un'occasione hanno salvato delle vite e se dovessimo ragionare tutti come quel signore, forse oggi andremmo ancora in giro con le clave, ricoperti da pelli di animali. Tutto quello che bisogna fare è cercare di capire, non aver paura e guardare a tutte queste innovazioni come mezzi per crescere ed evolversi, stando ovviamente attenti ad utilizzarli nel modo corretto.
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lunedì 23 gennaio 2012
Ember - Il mistero della città di luce
Sembra questa, una delle riflessioni che possono stare dietro a questo film del 2008 diretto da Gil Kenan, coprodotto da Tom Hanks e tratto dal romanzo "La città di Ember" (che fa parte di una quadrilogia) di Jeanne DuPrau.
Ember - Il mistero della città di luce è un film di genere fantastico che racconta la storia di Ember, una città costruita sotto terra dopo una non specificata catastrofe, in cui alcune centinaia di persone vengono isolate e messe al sicuro dal mondo esterno nascondendogli la verità. Verità che è custodita all'interno di una scatola che viene tramandata dal sindaco della città di generazione in generazione e che dovrebbe aprirsi dopo duecento anni.
L'unica fonte di luce della città è un gigantesco generatore che, dopo troppi anni, comincia a subire i danni del tempo causando continui black-out. Molti iniziano a temere la fine del loro mondo, la discesa inesorabile verso un'oscurità eterna.
Tutto fino a quando una ragazzina di nome Lina Mayfleet, interpretata da Saoirse Ronan, trova la scatola. Da quel momento, aiutata dal suo amico Doon, avrà il compito di scoprire la verità e ridare speranza a tutto il popolo di Ember.
Il film risulta piacevole da vedere e leggendo tra le righe si può respirare una certa aria di speranza. Una storia che riesce a dare il giusto equilibrio tra avventura e spunti di riflessione.
Nel cast sono presenti due nomi di spicco, il premio Oscar Tim Robbins, il padre di Doon e Bill Murray, il sindaco di Ember che cercherà di mettere il bastone tra le ruote ai due protagonisti.
Trovi questo articolo anche su EXT-INT - Il blog del cinema
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