mercoledì 4 aprile 2012

La grande illusione

Non credo sia necessario l'invito ad osservare. Dopo tutto, chiunque, di questi tempi non può fare a meno di farlo. E' sotto il naso di tutti, è inevitabile. Ogni volta che si guarda un telegiornale o si legge una qualsiasi testata  giornalistica, è tutto palese. 

Eppure penso che siamo così abituati ad accettare tutto, che finiamo per accettare anche la continua, presa in giro che è diventata la nostra vita da cittadini.
In questi giorni ce ne andiamo in giro, per strada, continuamente osservati da tutte queste facce appiccicate ai muri, tutta questa gente che muore dalla voglia di aiutare la collettività. 
Tutti questi volti che cercano di convincerti di essere la scelta più giusta per il tuo (loro) futuro. 

A questo punto, per quanto mi riguarda, nasce qualcosa che non voglio definire sospetto, perché si tratta della semplice, cruda e amara realtà dei fatti. Fatti dimostrati da decenni di un meccanismo ormai rodato, metabolizzato dalla società. 
Una grande illusione!
La verità è che tutta la classe politica, e mi riferisco anche a chi si sta affacciando solo adesso in questo mondo, mi riferisco a quei "volti nuovi" che di fatto sono solo "new entry" in un sistema sempre uguale, fatto dalle stesse persone che tirano i fili e comunque da quella stessa macchina, quel sistema che ha costruito la più grande illusione che  un cittadino si possa ritrovare tra le mani: l'illusione della scelta.

Si, è di questo che parliamo. Quando andiamo a votare, non stiamo facendo altro che scegliere. 
Si, ma cosa stiamo davvero scegliendo? 
Stiamo scegliendo solo chi sarà il prossimo a fotterci. Stiamo solo scegliendo chi fare arricchire regalandogli stipendi (poco o per nulla meritati), corposi gettoni di presenza (che di solito sono di assenza), benefit, agevolazioni e una posizione di rilievo. 
E mi dispiace per quei pochi, rari casi (se davvero esistono) che ci credono davvero.

Il tutto mentre il cittadino non ci guadagna niente. E intendo in termini di miglioramenti rivolti alla collettività. 

Di fatto la storia è sempre la stessa: campagne elettorali in cui si promette di fare miracoli o anche solo del proprio meglio, elezioni, qualche broglio qua e là. Poi, una volta ottenuta la carica, inizia la fase successiva:  lamentarsi del dissesto e della disastrosa situazione lasciata dai predecessori. 
E' una storia che si ripete da tanto di quel tempo da avere assunto i connotati della normalità. 
Ma la verità è che non siamo liberi. 
Ci addestrano a pensarlo.

Non siamo liberi quando uno stato permette che una pensionata di 78 anni, in preda alla disperazione del non riuscire a vivere con la misera pensione che le istituzioni non gli garantiscono neanche, preferisce uccidersi. 
Non siamo liberi quando uno stato, che dovrebbe garantire la famiglia, non mette in condizione i cittadini nè di costruirla una famiglia, né di mantenerla.
Non siamo liberi quando uno stato che dovrebbe aiutare l'imprenditoria giovanile, "affossa" con mezzi sempre nuovi le piccole e medie imprese con la scusa del "è necessario per andare avanti". Avanti, chissà dove...
Non siamo liberi quando uno stato mette davanti gli interessi delle banche ai diritti dei cittadini.
Non siamo liberi quando uno stato permette che quei pochi diritti dei lavoratori vengano definitivamente calpestati.
Parliamo di uno stato che pretende tante tasse da aziende delle quali è anche debitore...moroso! 
Parliamo di uno stato che continua a guadagnare sul prezzo del carburante con delle vergognose accise senza senso, mettendo in ginocchio l'economia (vedi rincari dei trasporti e quindi dei generi alimentari etc..., tanto per fare un esempio veloce veloce).

In tutti i giorni dell'anno, nei bar di Palermo, è facile vedere eserciti di persone radunarsi attorno ai politicanti, elemosinando un lavoro o dei favori. La cosa più triste è che questi politicanti li si tratta come dèi in terra, con rispetto, con riguardo, quasi con un timore reverenziale. Il fatto che sfugge, però, è che di fatto questi  politicanti  non sono altro che nostri dipendenti! O almeno dovrebbero esserlo. E invece non sono altro che persone che noi stessi, attraverso le "libere" elezioni abbiamo messo su questo piedistallo. Persone che dovrebbero risollevare la città, il paese, lavorare per la collettività, per il bene comune e che invece lavorano solo per "ingrassarsi" a discapito di tutti i poveracci che li hanno portati fin lassù e che poi guardano dall'alto in basso (tranne che in periodo di elezioni).

Personalmente provo un profondo senso di disgusto nel vedere questo tipo di persone che se ne sta li, a discutere in tutti questi fottutissimi salotti televisivi. Sono stanco e amareggiato di sentirli starnazzare su come risolvere i problemi del paese. Problemi che loro stessi hanno creato!

Bisogna stancarsi di vedere giovani disperati, anziani costretti a rubare un pacco di pasta o uccidersi, famiglie che non arrivano a metà mese, tutto mentre questa gente guadagna una barca di soldi per poi pagare un pranzo pochi spiccioli o non pagare cinema, come fanno i comuni mortali, o avere indennizzi assurdi per internet e telefoni o trasporti e tanto altro.
Questo non è uno stato che può essere rispettato.

Non voglio dire che bisogna disprezzare lo Stato come istituzione, ma solo che bisogna ritrovare la propria dignità di cittadini e di persone, cosa che al momento ci è stata strappata da una casta che sperpera il denaro del paese, che non vive il disagio delle vere famiglie, che non sa cosa voglia dire vivere come si vive oggi e quindi inadatto a governare! Si, perché non puoi amministrare un paese di persone che non comprendi, che non conosci.

Bisognerebbe liberarsi di questa gente "in giacca e cravatta" che si nasconde dietro un fiume di parole e nessuna vera azione. 
La mia critica non è né di destra, né di centro e né di sinistra. 
In questo paese, queste parole, oggi sono solo parole. 
Non esiste più una vera sinistra, che in questo senso credo abbia anche una responsabilità maggiore, visto i vecchi propositi e ideali e gli attuali modi di fare. 
La mia vuole solo essere una critica a tutto un sistema da buttare via e ricostruire.
Ma forse è solo un utopia...

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